Illustrazioni by Ann Geisinger
Succede senza preavviso e senza mai più dimenticarlo. Segui pure questi consigli senza timori.
Se sei come la maggior parte di coloro che praticano l'apnea, quello che più probabilmente ricordi del blackout in acque basse - l'improvvisa perdita di coscienza causata dalla mancanza di ossigeno - è questo quello che succede nella parte terminale di una risalita ad un apneista. Visto l'aumentato interesse verso lo snorkeling e l'immersione in apnea, specialmente come attività da parte di tutta la famiglia, la tua conoscienza di questo "incoveniente" che può anche costarti la vita, è fondamentale che sia qualcosa di più di una conoscenza sommaria.
La forma più comune di questo tipo di blackout (comunemente chiamato sincope), si verifica principalmente ai subacquei che praticano apnea. La comune tecnica dell'iperventilazione, praticata da quest'ultimi prima dell'immersione - aumentando il numero e la durata delle respirazioni. Questo "espelle" l'anidrite carbonica presente nel sistema respiratorio, quindi il suo livello sarà diminuito all'interno del sangue, prima dell'inizio dell'immersione, rispetto a quello che si avrebbe naturalmente. Questa tecnica ti permette di stare sul fondo per un tempo maggiore in quanto è l'anidrite carbonica il gas responsabile della segnalazione dello stimolo della respirazione al cervello. Cominciando l'immersione con un livello di questo gas più basso nel sangue, è necessario un tempo superiore prima di raggiungere il punto in cui hai lo stimolo alla respirazione.
Un eccessiva iperventilazione può condurti alla condizione di ipossia, o semplicemente mancanza di ossiggeno. La pressione parziale dell'ossigeno al livello del mare è di .21 atmosfere (ATA). Il cervello necessita di una pressione parziale minima di ossigeno di .10 ATA per rimanere in stato cosciente. Un eccessiva iperventilazione può condurti al di sotto di tale livello. Questo di seguito è quello che normalmente succede:
Quando il subacqueo inizia la sua iperventilazione per ridurre il livello di anidride carbonica del corpo, contestualmente egli aumenta la sua pressione parziale a circa .24 ATA. Quindi si immerge ad una profondità di 10 mt, raddoppiando la pressione cui è sottoposto, il che raddoppia la pressione parziale di ossigeno nei suoi polmoni a .48, secondo la legge di Boyle. Durante l'immersione egli, naturalmente consuma ossigeno all'interno dei suoi polmoni, e lentamente lo sostituisce con anidride carbonica. Una volta che l'anidride carbonica si accumula a sufficienza per cui il subacqueo ha bisogno di riemergere, la pressione parziale dell'ossigeno all'interno dei suoi polmoni è di .15 ATA, ma il subacqueo è ancora a 10 mt. Quando comincia la risalita, sia egli che il gas all'interno dei suoi polmoni saranno sottoposti ad una pressione via via minore, fino a quando egli non raggiunge la superficie dove, assumendo una pressione parziale dell'ossigeno di .15 ATA sul fondo, la pressione parziale dell'ossigeno a questo punto sarebbe di .075 - meno di quella necessaria a mantenere lo stato cosciente. Quindi, da qualche parte prima di raggiungere la superficie (solitamente negli ultimi 3-4 metri), questo subacqueo avrebbe un black out, all'improvviso e senza preavviso.
Quali i rischi quindi, se ne esistono, di immergersi dopo aver praticato lo snorkeling, o vice versa? Chi pratica lo snorkeling a livello ricreativo ed immersioni in apnea, visto il relativo breve tempo trascorso in profondità, non ha nessun significativo carico di azoto residuo nel sangue e nei tessuti. Quindi, possiamo asserire che il rischio è minimo se non nullo di immergersi dopo aver praticato lo snorkeling.
Anche se, il contrario non è necessariamente vero. E' noto che piccole bolle appaiono nel circolo sanguigno dopo l'immersione. Queste bolle sono solitamente filtratedal sangue una volta che quest'ultimo passa dai polmoni senza causare nessun problema.
Ma se un subacqueo con queste micro-bolle si è immerso in profondità dove la pressione forza queste bolle a ritornare il soluzione, e quindi pratica una risalita rapida - come solitamente avviene quando immersi in apnea - queste bolle ritornerebbero in soluzione, potenzialmente in qualità di bolle più grandi che potrebbero manifestare sintomi di MDD. La profondità alla quale le bolle sarebbero riforzate in soluzione è variabile, ma potrebbe accadere anche a profondità ridotte come ad esempio 9-10 mt, ben alla portata di chi pratica snorkeling o apnea.
Questo potenziale rischio può essere eliminato se si evita di immergersi in apnea a profondità maggiori di 4-5 metri dopo un'immersione ad aria. Quindi divertiti pure a praticare lo snorkeling dopo l'immersione, ma ricordati di rimanere vicino alla superficie e di indossare una T-shirt per proteggerti dal sole.
Per domande Dr. Shelanski indirizzarle a RSD, Dive Medicine, 6600 Abercorn St., Suite 208, Savannah, GA 31405; e-mail: RSDmgzn@aol.com.